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Monica Piacentini

Corpi in cerca d’autore. La complessità dei disturbi alimentari

2025-01-28 16:26

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Corpi in cerca d’autore. La complessità dei disturbi alimentari

I Disturbi della Nutrizione e della Alimentazione (DNA) sono patologie complesse che richiedono un intervento specialistico, strutturato ed il più possibile precoce.


Si tratta infatti di disturbi in cui sono coinvolti diversi fattori di tipo biologico, psicologico, familiare e socio-culturale, spesso associati ad altri disturbi psicopatologici (ansia, depressione, disturbi di personalità ecc.)


I DNA solitamente hanno un esordio in età evolutiva (tra i 15 e i 19 anni) e colpiscono maggiormente la popolazione femminile, con un rapporto tra femmine e maschi di circa 9 a 1 (Ministero della Salute, 2024).


Se non trattati in tempo e con metodi adeguati, i DNA possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico ecc.) e, nei casi gravi, portare alla morte. All’anoressia nervosa è collegata una mortalità 5-10 volte maggiore di quella di persone sane della stessa età e sesso.


Attualmente questi disturbi rappresentano un importante problema di salute pubblica, visto che per l’anoressia e per la bulimia, negli ultimi decenni, c’è stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e nell’infanzia.
L’insorgenza precoce, interferendo con un sano processo evolutivo sia biologico che psicologico, si associa a conseguenze molto più gravi sul corpo e sulla mente. Un esordio precoce può infatti comportare un rischio maggiore di danni permanenti secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico dei tessuti che non hanno ancora raggiunto una piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale.


I DCA sono, inoltre, un disturbo in continuo aumento: in una review sistematica della letteratura, condotta nel 2019, è emerso infatti un incremento della prevalenza dal 3,5%, nel periodo di tempo compreso tra il 2000 e il 2006, al 7.8%, in quello tra il 2013 e il 2018 (Galmiche et al., 2019), con un tasso di mortalità che si attesta intorno al 5% (Fichter e Quadflieg, 2016). In aggiunta, secondo la Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare, solo in Italia, ogni anno questi disturbi colpiscono 8.500 persone.


Un fenomeno drammatico che si è aggravato ulteriormente durante la pandemia e il lockdown: i dati del Ministero della salute ci dicono che c’è stato un aumento del 30% di casi, soprattutto tra i giovanissimi. Il Numero verde nazionale “SOS disturbi alimentari” 800180969 – servizio anonimo e gratuito – segnala un drastico aumento di richieste di aiuto che sono raddoppiate nel 2020 e triplicate nel 2023.


Data la complessità dei disturbi del comportamento alimentare, l’intervento precoce riveste un’importanza particolare; è essenziale una grande collaborazione tra figure professionali con differenti specializzazioni ai fini di una tempestiva presa in carico all’interno di un percorso multidisciplinare.


Dietro al comportamento manifesto di molte ragazze affette da DNA, si nascondano vissuti di dolore, rabbia, paura, inadeguatezza, tanto profondi da diventare “indicibili” e trovare attraverso il corpo ed il cibo l’unica via di espressione.


Si tratta di corpi in cerca d’autore che, proprio come i personaggi di Pirandello (1921), cercano di mettere in scena l’incomunicabilità, il conflitto tra l’aspirazione a comunicare e l’impossibilità che gli attori, che devono dar corpo alla loro storia sul palcoscenico, li comprendano; si genera in tal senso un conflitto identitario tra Sé e Falso Sé (Winnicott, 1970), l’essere e l’apparire, la pulsione di vita e la pulsione di morte. Ecco allora che il disturbo alimentare diventa una corazza, un tentativo di autocura, nei confronti di un dolore che pietrifica e rende immobili.


Diventa pertanto fondamentale una presa in carico multiprofessionale e un lavoro integrato in equipe che coinvolga non solo la persona con disturbo alimentare ma l’intero contesto in cui questa è inserita, in primis il sistema familiare.


Solo attraverso uno sguardo non giudicante ed un approccio accogliente ed empatico, sarà possibile aiutare il paziente a scoprire la persona che si nasconde dietro alla maschera del disturbo alimentare andando alla scoperta degli aspetti del Sé più veri che tanto spaventano ma che necessitano di essere integrati in un Io forte e coeso.


Dott.sa Psicologa Lucia Filetti 



 



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